da Roma Sette
Le redazioni di due periodici, i corsi di informatica e tante altre attività per i detenuti del carcere romano: per iniziare a riconciliarsi con il mondo esterno e prepararsi al reinserimento di Giorgia Gazzetti
On line, cartacei, femminili, maschili, italiani, stranieri, informativi, provocatori: sono queste alcune delle caratteristiche dei circa 70 giornali dal e sul carcere presenti sul territorio nazionale. Spesso i loro titoli sono curiosi e allusivi come “Carte Bollate”, “Altre Prospettive”, “Ristretti Orizzonti”, “Altrove”, “Sosta Forzata”. Come emerge dal Rapporto Italia 2009 realizzato dall’Eurispes - Istituto di Studi politici economici e sociali, ogni giornale si caratterizza per una storia e una fisionomia particolare, ma tutti ospitano notizie e inchieste per dare voce a chi è recluso. E per far conoscere la vita in carcere di chi, detenuto, sta espiando la propria pena per avere una seconda possibilità e riconciliarsi con la società esterna.
«“Nonsolochiacchiere” dell’associazione di volontariato Il Gruppo Libero e “Roma dentro” dell’Associazione Ora d’Aria – spiega Francesco Morelli, responsabile del Centro Studi di Ristretti Orizzonti – sono i due periodici romani nati, rispettivamente, nella sezione di Alta Sicurezza della Casa di Reclusione di Rebibbia nel 1999 e nella Casa Circondariale Nuovo Complesso Rebibbia nel 2007. Quest’ultimo si avvale, inoltre, della collaborazione di 5 detenute della Casa Circondariale Femminile di Rebibbia e di alcuni detenuti dell’istituto Regina Coeli». Ma quali sono gli argomenti trattati? «Le tematiche affrontate – rispondono il direttore di “Roma dentro”, Carmen Bertolazzi, e di “Nonsolochiacchiere”, Giancarlo Trovato – riguardano la vita dentro e fuori il carcere, il punto di vista di chi il mondo lo vede attraverso le sbarre e sente il bisogno di esprimere la propria opinione, di dimostrare a se stesso e agli altri che esiste, che pensa, che è in grado di raccontare la realtà in cui è relegato». Insomma, lo scopo di ogni giornale che nasce all’interno di una realtà carceraria è quello di costruire un ponte di linguaggi e di esperienze comuni tra chi è dentro e chi è fuori, dando voce a tutti coloro che, tra detenuti e volontari, hanno il merito, in un modo tutto particolare, di portare fuori dal pianeta carcere storie, vite, racconti, esperienze, problemi e persone.
«“Nonsolochiacchiere”, finanziato dalla sottoscrizione dei soci dell’associazione Il Gruppo Libero – racconta il direttore – è un bimestrale con una tiratura variabile dalle 10 alle 20mila copie e si rivolge ad un pubblico di lettori formato da detenuti, addetti ai lavori, politici e pubblico esterno, a cui il periodico viene distribuito gratuitamente in tutto il Lazio». Invece, «“Roma dentro” – spiega la Bertolazzi – ha una tiratura media di 2mila copie grazie ai finanziamenti del Comune di Roma, V Dipartimento. Il giornale, rivolto alla popolazione detenuta e diffuso tra chi opera nel settore, ha il pregio di raccontare il mondo del carcere attraverso le sbarre affrontando tutte quelle tematiche utili a restituire una dignità a chi l’ha persa». Certo le cifre non sono esaltanti: infatti, sono solo due i giornali dal e sul carcere presenti a Roma e davvero esiguo è il numero di detenuti-redattori che collabora alla realizzazione dei due periodici. Ma è pur vero che tutte le attività che nascono all’interno degli ambienti carcerari rappresentano, per la popolazione detenuta, la possibilità di una seconda rinascita, uno strumento di riscatto per sentirsi utili, vivi e meno emarginati.
Lo sottolinea anche don Sandro Spiano, uno dei fondatori dell’associazione Volontari in carcere. «Vic nasce nel 1994 grazie ad un gruppo di volontari della Caritas diocesana di Roma per favorire il reinserimento sociale delle persone detenute. Per tale ragione – prosegue don Spiano – abbiamo inventato e costruito progetti organici e continuativi di sostegno alla persona che espia la pena, sensibilizzando l'ambiente esterno, favorendo la cultura dell'accoglienza e promuovendo attività legislative finalizzate alla salvaguardia dei diritti e della dignità dei detenuti». Tra le attività svolte dai circa 100 volontari operanti nelle quattro strutture di Rebibbia, fiore all’occhiello dell’associazione sono «il centro d’ascolto per i detenuti, il laboratorio di informatica che rilascia la patente europea del computer (ECDL) e tutte quelle iniziative di carattere informatico, edilizio, di ristorazione, di editing audio e video e di archiviazione dati organizzate all’interno del progetto della Cooperativa E-Team». Tanti modi diversi, insomma, dai giornali ai laboratori in carcere, per favorire il reinserimento nel mondo del lavoro dei reclusi durante e dopo l’espiazione della pena.30 giugno 2009
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