lunedì 24 maggio 2010

Torneo Giovanni Paolo II, in campo le parrocchie

da Roma Sette.it

Presentata la prima edizione della Coppa Acli intitolata a Papa Wojtyla, che sarà assegnata insieme alla Coppa Fair play dopo un confronto in 4 gironi di calcio a 5 a cui partecipano 28 squadre di Giorgia Gazzetti

“Nulla è impossibile”, “Non abbiate paura”, “Gli ultimi saranno i primi”, “Tutto è Grazia”, “Sarete miei testimoni”. Sono solo alcune delle frasi che saranno stampate sulle maglie delle 28 squadre partecipanti al I torneo interparrocchiale di calcio a 5 dedicato a Giovanni Paolo II. Divise in 4 gironi, Nord, Sud-Centro, Ovest ed Est, le squadre con il calendario delle partite (http://www.usacliroma.it/) sono state presentate sabato 22 maggio in una conferenza stampa, presso la Sala Rossa del Vicariato di Roma. Promosso e organizzato dall’Unione sportiva Acli e dalle Acli di Roma, in collaborazione con l’Ufficio per la pastorale del tempo libero, del turismo e dello sport del Vicariato di Roma, con il patrocinio del Comune, il torneo Giovanni Paolo II si caratterizza per la sua diversità rispetto alle altre competizioni sportive. Innanzitutto due i premi in palio: la Coppa Acli Giovanni Paolo II e la Coppa Fair Play.

Come spiega Gianluigi De Palo, presidente Acli di Roma «quest’anno nei campi di calcio, a livello nazionale, abbiamo assistito troppo spesso a delle vere esagerazioni dialettiche, ad esempi di violenza inaccettabile». Il torneo, dunque, è nato per «andare oltre l’aspetto parziale del calcio, per unire le persone e promuovere anche l’aspetto morale e valoriale di questo sport. Vogliamo diventare, insomma, un modello di correttezza e di sano agonismo per dimostrare che si può giocare divertendosi. Anche per questa ragione, insieme al sindaco Alemanno (assente alla conferenza per un grave lutto famigliare) abbiamo pensato che la finale dovrà essere giocata in un luogo simbolo di Roma».

Mirata anche la scelta dell’età dei partecipanti, tra i 18 e i 45 anni. Si tratta, rileva Luca Serangeli, presidente dell’Unione sportiva delle Acli di Roma, di una scelta fatta proprio per «coinvolgere quella generazione di giovani e di adulti che rappresenta il popolo delle Giornate mondiali della gioventù, che quest’anno hanno celebrato i 25 anni di vita da quando sono state istituite da Giovanni Paolo II». Un’occasione, quindi, per unire il mondo dei ragazzi e degli adulti, che al posto degli sponsor indosseranno sul petto una frase del Vangelo o di un Santo. «Ed è con lo stesso spirito - prosegue De Palo - che abbiamo pensato di assegnare due coppe dello stesso valore e di pari dignità, una per la squadra vincente ed una per quella che si è contraddistinta per la sua sportività, per il suo atteggiamento costruttivo, per aver portato sul campo, come nella vita, lealtà, sincerità e correttezza». I

ncontro, formazione ed educazione. Sono le tre parole chiave di questa iniziativa, definita anche la “Champions Acli della sportività”. «Questo torneo - racconta monsignor Piergaetano Lugano, direttore Ufficio per la pastorale del tempo libero, del turismo e dello sport del Vicariato di Roma - vuole essere un modo nuovo di fare calcio». L’obiettivo è proprio quello di «trasmettere i valori autentici dello sport alla luce del Vangelo ed è significativo, in questa ottica, che ogni squadra abbia scelto una frase del Vangelo da indossare sulle proprie divise». Si tratta di un «invito a ricordarsi di essere cristiani e di agire sempre come tali. Mi auguro - conclude monsignor Lugano - che sia l’inizio di un grande coinvolgimento tra le parrocchie e che vivano questa esperienza come occasione per fare comunità, per conoscersi e favorire l’integrazione tra realtà e territori spesso lontani e diversi tra loro».

Ma cosa ne pensano i veri protagonisti del torneo? «Abbiamo accolto questa iniziativa con immenso piacere - raccontano Tommaso, capitano della squadra “Tutto posso in Lui” della parrocchia San Gelasio, e Antonio, capitano di “Ti darò autorità su molto” della parrocchia San Giuseppe da Copertino - perché partecipiamo ad un torneo sportivo che mira a far vivere anche in campo lo spirito di amicizia e di fratellanza che respiriamo nei nostri oratori».

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