di Raffaele Simone
Una delle difficoltà in cui inciampa chi si pone il problema degli zingari in Italia è il deposito di cattiva coscienza e di ipocrisia che si è accumulato nei loro confronti.
Perfino il modo di chiamarli rivela un falso atteggiamento.
Infatti gli zingari non chiamano se stessi così.
I loro nomi sono altri, secondo l'etnia a cui appartengono: rom, shinti, kalè.
La parola zingaro è la trasformazione del greco "athynganos", che significa intoccabile.
Gitano (presente in spagnolo; in francese "gitan"; inglese "gypsy") è l'elaborazione di un antico
"Aegyptianus", che allude alla presunta origine geografica di quei popoli, ma anche al fatto che erano sentiti come "altri".
A un certo punto in Italia (non altrove) "zingaro" ha cominciato a non sembrar più politicamente corretto e si è scatenata la caccia al sinonimo.
Non è chiaro perchè zingaro non sembrasse "pulito", dato che la sua etimologia era ormai del tutto illeggibile.
[...]
Infatti, specialmente sulla stampa gli zingari sono chiamati ora "nomadi" (impreciso: ci sono nomadi che non sono zingari e non tutti gli zingari sono nomadi), ora "rumeni" (falsissimo: solo una parte degli zingari sono rumeni e ovviamente la maggioranza dei rumeni non è zingara), ora "slavi" (inqualificabile: non sono slavi) e ogni tanto perfino "giostrai".
[...]
Gli zingari arrivarono in Europa dall'India nel Medioevo. Erano dapprima calderai, poi raccoglitori di ferri vecchi e di letame, e infine cavallari.
Il lavoro manuale non fa parte della loro cultura [...]: lavorano i servi, non i liberi.
In alcuni paesi hanno creato tradizioni musicali importanti.
Basti pensare che il flamenco è un'invenzione zingara e sono zingari i principali artisti.
In Spagna e in parte in Francia, i primi insiediamenti sono diventati stanziali in epoca remota: da secoli uno dei quartieri centrali di Granata è abitato da zingari, come accade in alcune zone della Francia del sud.
In Italia, sebbene gli zingari frequentino il nostro paese da secoli, nulla della loro cucina, della loro musica e delle loro lingue è passato nelle nostre tradizioni. Non serve discutere il perchè di questo fenomeno. Il fatto è che la cultura zingara, nel suo complesso, è rimasta a parte: gli zingari non si italianizzano, gli italiani non prendono nulla dagli zingari. Immaginare che un'integrazione sia addirittura a portata di mano è una spettacolare imprudenza, che può portare danni a catena.
La verità è quindi che il nostro paese è per motivi storici impreparato ad affrontare il problema degli zingari.
Una riflessione seria sarebbe urgente e essenziale, prima di gridare tanto all'integrazione totale quanto al "crucifige".
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