Dal laboratorio di scrittura creativa Omero
Pioveva ormai da due giorni.. La città era triste e cupa e Marco non aveva davvero voglia di fare niente. Seduto sulla sua scrivania, davanti una montagna di pagine piene di scritte vuote e senza significato, guardava oltre la finestra. Ma il suo sguardo era assente...
Intanto fuori dal suo ufficio la vita trascorreva frenetica.. Rumori di clacson, bambini che uscivano da scuola, macchine in fila nel caos cittadino all’ora di punta. Niente là fuori sembrava interessarlo o scuoterlo in modo particolare. Forse nemmeno il vento avrebbe trascinato via dalla sua mente un pensiero che ultimamente lo tormentava.
Quella donna era diventata il suo chiodo fisso. Per forza. Era straordinariamente elegante nelle movenze e affascinante. Quando l’aveva vista al corso di laboratorio di scrittura creativa ne era rimasto folgorato. Il movimento delicato delle sue mani lo aveva colpito immediatamente. Non portava nessun anello all’anulare. Ne era quasi certo. I capelli, biondo cenere, raccolti in ciocche disordinate mettevano in risalto due occhi scuri e profondi. Vestiva sempre con colori vivaci e qualsiasi cosa indossasse, una gonna, un jeans o un completino più elegante, la rendeva bellissima nella sua semplicità.
E lui si sentiva solo un brutto anatroccolo che non si sarebbe mai trasformato nel bellissimo principe azzurro delle fiabe. Si certo era alto ma aveva un fisico smilzo e un aspetto trasandato. Non gli era mai piaciuto esibire i muscoli. Ma in fondo non ne aveva mai avuti. L’unica attività fisica che aveva praticato in vita sua era stata la ginnastica correttiva. Aveva 14 o 15 anni. La mamma gli aveva spiegato che se avesse fatto con cura e costanza gli esercizi non avrebbe dovuto portare il busto. Forse. E lui quella volta si era davvero impegnato. Non voleva che i compagni di scuola lo chiamassero sgorbio occhialuto! Per tanti anni aveva coperto il suo sguardo magnetico con quei due fanali verde bottiglia sul viso.
E da quando, all’età di venti anni, aveva iniziato a indossare le lenti a contatto aveva l’impressione che le ragazze lo guardassero di più. Con i suoi occhi piccoli ma furbi e vivaci, Marco continuava a guardare il panorama, oltre la finestra. Il silenzio che ora lo circondava lo destò per un attimo. Aveva smesso di piovere e iniziavano a spuntare i primi raggi di sole. Finalmente! pensò Marco.
Pensò, malinconico, che non sapeva nemmeno il nome della donna misteriosa! Ma come al solito la timidezza e la goffaggine lo avevano intimidito. Non aveva mai capito da chi avesse ripreso. In fondo nella sua famiglia erano tutti dei gran simpaticoni. Invece la sua ironia sottile non veniva quasi mai afferrata...
Secondo i suoi parenti aveva passato troppo tempo a leggere libri in casa o in biblioteca e troppo tempo aveva perso dietro le sue ricerche per scrivere il romanzo che tanti anni più tardi lo avrebbe consacrato come uno dei migliori scrittori italiani recenti. Aveva coronato il sogno per cui aveva fatto tanti sacrifici e rinunce. Ma ora qualcosa era cambiato. Era sempre stato un romantico. E nei suoi racconti, come se fossero stati un riflesso della sua vita, aveva sempre descritto amori tormentati ma passionali. Nessuno avrebbe mai creduto che Marco, in fondo, aveva solo vissuto amori platonici tanto le sue parole avevano la magia di far vibrare i cuori dei lettori e di emozionare come quando si ascolta una vecchia canzone...
Ora aveva uno studio personale all’interno di un prestigioso complesso di uffici, al decimo piano. E lo sfondo del Colosseo non poteva che essere la migliore cornice per la sua ispirazione...
Qui poteva passare il tempo a pensare, senza che nessuno lo disturbasse. La sua concentrazione veniva pagata profumatamente.
Ma come è possibile che a 35 anni la mia vita sia così vuota e insignificante? Si certo, sono uno scrittore affermato e amato ma l’affetto del mio pubblico non può più essere il mio pane quotidiano.
Eh si, Marco aveva dedicato la sua esistenza all’unica cosa che gli riusciva bene: la scrittura. Ma ora era stanco di vivere solo attraverso i suoi personaggi. Attraverso i suoi racconti e la sua fantasia aveva esplorato il mondo: aveva ricoperto mille esaltanti ruoli. Ma non aveva mai assaporato il gusto, il sapore della vita... quella vera... quella che non trovi scritta in nessun libro... che non si può riscrivere né cancellare... ma di cui si possono solo sfogliare i ricordi e poi continuare a vivere.
Aveva voglia di amare, di essere amato e di costruirsi una famiglia. Solo così sarebbe stato felice. Era arrivato il momento di togliere la maschera dello scrittore che comodamente aveva indossato sin da quando era piccolo con quell’aria sempre tra le nuvole.
Inventando vite e storie immaginarie aveva evitato di affrontare la sua realtà.
Anche se quella ragazza probabilmente non si era nemmeno accorta di lui, Marco sentiva di essere stato colpito dal suo magnetismo e dal suo sorriso solare. Non sapeva come fosse successo. Ma lui percepiva di non essere più insicuro come prima. Frenetico si. Ma anche lei lo era. Durante il corso non stava mai ferma. Si guardava curiosamente intorno. Sembrava trovarsi in uno stato di agitazione perenne, come se qualche pensiero più importante l’aspettasse fuori di lì. Probabilmente era innamorata. Come lo era anche Marco del resto.
Erano le 16. Il corso iniziava alle 17. Da lì a pochi minuti Marco sarebbe dovuto partire. Con il traffico ci avrebbe impiegato più di mezz’ora. E poi aveva voglia di vederla. Forse le avrebbe chiesto il suo nome. Chissà... Forse anche il numero.
In fondo era possibile che lei lo avesse riconosciuto ed era solo intimidita dalla sua notorietà.
Si, sarebbe stata onorata di uscire con me, con uno scrittore famoso!
Avrebbe potuto anche esserle d’aiuto. Era felice di aver deciso di frequentare quel corso. Anche se sapeva che non ne aveva più bisogno, era il suo strano modo di riuscire a stare in mezzo agli altri. Uscì dal suo ufficio e chiuse la porta. Si sentiva stranamente positivo e vivo.. Continuava a pensare al fascino e al carisma che gli trasmetteva quella misteriosa sconosciuta.
Non può che essere del segno del leone o dello scorpione, concluse. Si era sbagliato. Sofia era del cancro. E restava comunque una donna affascinante e carismatica. E a distanza di tanti anni avrebbe continuato ad amarla come il primo giorno che l’aveva vista…
Pioveva ormai da due giorni.. La città era triste e cupa e Marco non aveva davvero voglia di fare niente. Seduto sulla sua scrivania, davanti una montagna di pagine piene di scritte vuote e senza significato, guardava oltre la finestra. Ma il suo sguardo era assente...
Intanto fuori dal suo ufficio la vita trascorreva frenetica.. Rumori di clacson, bambini che uscivano da scuola, macchine in fila nel caos cittadino all’ora di punta. Niente là fuori sembrava interessarlo o scuoterlo in modo particolare. Forse nemmeno il vento avrebbe trascinato via dalla sua mente un pensiero che ultimamente lo tormentava.
Quella donna era diventata il suo chiodo fisso. Per forza. Era straordinariamente elegante nelle movenze e affascinante. Quando l’aveva vista al corso di laboratorio di scrittura creativa ne era rimasto folgorato. Il movimento delicato delle sue mani lo aveva colpito immediatamente. Non portava nessun anello all’anulare. Ne era quasi certo. I capelli, biondo cenere, raccolti in ciocche disordinate mettevano in risalto due occhi scuri e profondi. Vestiva sempre con colori vivaci e qualsiasi cosa indossasse, una gonna, un jeans o un completino più elegante, la rendeva bellissima nella sua semplicità.
E lui si sentiva solo un brutto anatroccolo che non si sarebbe mai trasformato nel bellissimo principe azzurro delle fiabe. Si certo era alto ma aveva un fisico smilzo e un aspetto trasandato. Non gli era mai piaciuto esibire i muscoli. Ma in fondo non ne aveva mai avuti. L’unica attività fisica che aveva praticato in vita sua era stata la ginnastica correttiva. Aveva 14 o 15 anni. La mamma gli aveva spiegato che se avesse fatto con cura e costanza gli esercizi non avrebbe dovuto portare il busto. Forse. E lui quella volta si era davvero impegnato. Non voleva che i compagni di scuola lo chiamassero sgorbio occhialuto! Per tanti anni aveva coperto il suo sguardo magnetico con quei due fanali verde bottiglia sul viso.
E da quando, all’età di venti anni, aveva iniziato a indossare le lenti a contatto aveva l’impressione che le ragazze lo guardassero di più. Con i suoi occhi piccoli ma furbi e vivaci, Marco continuava a guardare il panorama, oltre la finestra. Il silenzio che ora lo circondava lo destò per un attimo. Aveva smesso di piovere e iniziavano a spuntare i primi raggi di sole. Finalmente! pensò Marco.
Pensò, malinconico, che non sapeva nemmeno il nome della donna misteriosa! Ma come al solito la timidezza e la goffaggine lo avevano intimidito. Non aveva mai capito da chi avesse ripreso. In fondo nella sua famiglia erano tutti dei gran simpaticoni. Invece la sua ironia sottile non veniva quasi mai afferrata...
Secondo i suoi parenti aveva passato troppo tempo a leggere libri in casa o in biblioteca e troppo tempo aveva perso dietro le sue ricerche per scrivere il romanzo che tanti anni più tardi lo avrebbe consacrato come uno dei migliori scrittori italiani recenti. Aveva coronato il sogno per cui aveva fatto tanti sacrifici e rinunce. Ma ora qualcosa era cambiato. Era sempre stato un romantico. E nei suoi racconti, come se fossero stati un riflesso della sua vita, aveva sempre descritto amori tormentati ma passionali. Nessuno avrebbe mai creduto che Marco, in fondo, aveva solo vissuto amori platonici tanto le sue parole avevano la magia di far vibrare i cuori dei lettori e di emozionare come quando si ascolta una vecchia canzone...
Ora aveva uno studio personale all’interno di un prestigioso complesso di uffici, al decimo piano. E lo sfondo del Colosseo non poteva che essere la migliore cornice per la sua ispirazione...
Qui poteva passare il tempo a pensare, senza che nessuno lo disturbasse. La sua concentrazione veniva pagata profumatamente.
Ma come è possibile che a 35 anni la mia vita sia così vuota e insignificante? Si certo, sono uno scrittore affermato e amato ma l’affetto del mio pubblico non può più essere il mio pane quotidiano.
Eh si, Marco aveva dedicato la sua esistenza all’unica cosa che gli riusciva bene: la scrittura. Ma ora era stanco di vivere solo attraverso i suoi personaggi. Attraverso i suoi racconti e la sua fantasia aveva esplorato il mondo: aveva ricoperto mille esaltanti ruoli. Ma non aveva mai assaporato il gusto, il sapore della vita... quella vera... quella che non trovi scritta in nessun libro... che non si può riscrivere né cancellare... ma di cui si possono solo sfogliare i ricordi e poi continuare a vivere.
Aveva voglia di amare, di essere amato e di costruirsi una famiglia. Solo così sarebbe stato felice. Era arrivato il momento di togliere la maschera dello scrittore che comodamente aveva indossato sin da quando era piccolo con quell’aria sempre tra le nuvole.
Inventando vite e storie immaginarie aveva evitato di affrontare la sua realtà.
Anche se quella ragazza probabilmente non si era nemmeno accorta di lui, Marco sentiva di essere stato colpito dal suo magnetismo e dal suo sorriso solare. Non sapeva come fosse successo. Ma lui percepiva di non essere più insicuro come prima. Frenetico si. Ma anche lei lo era. Durante il corso non stava mai ferma. Si guardava curiosamente intorno. Sembrava trovarsi in uno stato di agitazione perenne, come se qualche pensiero più importante l’aspettasse fuori di lì. Probabilmente era innamorata. Come lo era anche Marco del resto.
Erano le 16. Il corso iniziava alle 17. Da lì a pochi minuti Marco sarebbe dovuto partire. Con il traffico ci avrebbe impiegato più di mezz’ora. E poi aveva voglia di vederla. Forse le avrebbe chiesto il suo nome. Chissà... Forse anche il numero.
In fondo era possibile che lei lo avesse riconosciuto ed era solo intimidita dalla sua notorietà.
Si, sarebbe stata onorata di uscire con me, con uno scrittore famoso!
Avrebbe potuto anche esserle d’aiuto. Era felice di aver deciso di frequentare quel corso. Anche se sapeva che non ne aveva più bisogno, era il suo strano modo di riuscire a stare in mezzo agli altri. Uscì dal suo ufficio e chiuse la porta. Si sentiva stranamente positivo e vivo.. Continuava a pensare al fascino e al carisma che gli trasmetteva quella misteriosa sconosciuta.
Non può che essere del segno del leone o dello scorpione, concluse. Si era sbagliato. Sofia era del cancro. E restava comunque una donna affascinante e carismatica. E a distanza di tanti anni avrebbe continuato ad amarla come il primo giorno che l’aveva vista…
Giorgia Gazzetti
1 commento:
gostei muito desse blog, sou do Brasil foi um prazer
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